Calvera sorge a 630 m s.l.m. nell’area settentrionale del parco nazionale del Pollino, alle pendici del Monte Mancino, sulla Valle del Serrapotamo e nei pressi della foresta demaniale regionale Magrizzi – Cielagresti, ricca di tartufi e funghi porcini. Gode di una posizione che consente vedute panoramiche fino alle vette della catena del Pollino. Confina con i comuni di Teana (7 km), Carbone (8 km), Castronuovo di Sant’Andrea (16 km) e San Chirico Raparo (23 km).

Come per tanti paesi del circondario, anche per Calvera è estremamente difficile stabilire le origini esatte, perché non si dispone di alcuna notizia documentata. Tanti furono gli autori di storie locali che si cimentarono in tale impresa, ma il risultato resta, per Calvera come per gli altri paesi, comunque ipotetico . Ipotetico è anche il tentativo di ricostruire l’etimo del nome Calvera (Bell’aria; Belmonte; Territorio calvo, cioè senza piante, ecc.).

Una cosa, per il momento, è certa: la prima notizia su Calvera risale al 1134 e appare su un atto col quale l’archimandrita del Monastero Basiliano di Carbone, il beato Nilo, comprò il “castello” di Calvera dai Signori di Chiaromonte. L’attenzione, però, è attirata dal fatto che un’altra carta, addirittura del 1074, sempre del Monastero di Carbone, ci informa che nel territorio di Calvera esisteva un altro Monastero, dedicato all’Archistrategos, cioè l’arcangelo Michele, dipendente dal primo, e con buona probabilità doveva sorgere in contrada Coccaro, visti i residui di costruzione notati. Qualcuno sostiene che nel 1150 vi fu edificato un Monastero di Cistercensi, ma la notizia è vaga.